Almeno una volta nella vita abbiamo conosciuto la malattia, quella di un parente o di un genitore. Almeno una volta nella vita ci sono mancate le parole, incapaci perfino di capire perché quell’affezione abbia colpito proprio quella persona. Almeno una volta nella vita abbiamo cercato di capire, senza successo, quali sono le emozioni e i pensieri della persona che sta combattendo una grave infermità.
Senka Marić con il romanzo Corpo Kintsugi - pubblicato in Italia nel 2024 da Antonio Mandese Editore-, trova le parole giuste per descrivere le emozioni e i pensieri di una persona che combatte contro una malattia. Il titolo del romanzo è già evocativo: così come le ceramiche giapponesi acquistano nuova vita dopo essere state riparate attraverso l’oro liquido; allo stesso modo il corpo, trasformato dalla malattia, conosce una seconda vita, impreziosito dalle nuove cicatrici.
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La trama di Corpo Kintsugi
La protagonista ha quarantadue anni e nell’estate del 2014 tre eventi segnano in maniera decisiva la sua vita: il marito ha lasciato la casa dove vivevano insieme, un dolore lancinante alla spalla la sta debilitando e, infine, sdraiata sul letto percepisce un nodulo al seno. Da questo momento in poi la sua vita è segnata dai numerosi interventi per l’asportazione dei seni e dai cicli di chemioterapia.
Il dolore e la paura della malattia diventano, tuttavia, il mezzo attraverso il quale Senka Marić ripercorre tutta la sua vita. I numerosi flashback mostrano l’infanzia difficile con un padre sempre ubriaco e talvolta violento; la difficoltà di conciliare il proprio carattere irruento e passionale con gli stereotipi che accompagnano da sempre la figura della donna. Un amante, M., che con il calore del suo corpo le permette di dimenticare la paura della morte. E infine, i sogni lucidissimi nei quali la protagonista incontra le figure tragiche della letteratura come Medea e Pentisilea.
Un memoir inteso che esplora la malattia nella sua brutale schiettezza e proprio essa diventa espediente narrativo per una lunga riflessione su cosa significa essere donna, sul bisogno umano di amare e ricevere amore. Una lunga analisi del passato per cercare di rispondere a interrogativi che durano da tutta una vita, nel tentativo di trovare nel corpo, proprio quel corpo che si sta ribellando, la forza necessaria per affrontare la lunga degenza della malattia.
Incontro con l’autrice: Senka Marić
Senka Marić, nata a Mostar in Bosnia-Erzegovina, è poetessa, romanziera, traduttrice e redattrice della rivista letteraria Strane.
Ha pubblicato tre libri di poesia di cui il più recente è Do smrti naredne (Fino alla prossima morte), oltre ai romanzi Kintsugi tijela (Corpo Kintsugi) e Gravitacije (Gravità) vincitore del premio Štefica Cvek 2022 per la scrittura femminista. Corpo Kintsugi ha vinto nel 2018 il prestigioso premio letterario Meša Selimović come miglior romanzo pubblicato nell’area dell’ex-Jugoslavia, nel 2022 l’English PEN Translates Award e nel 2023 è stato finalista per EBRD Literature Prize.
Corpo Kintsugi è stato pubblicato per la prima volta nel gennaio 2018 da buybook. In Italia, il romanzo è edito, a partire da maggio 2024, da Antonio Mandese editore.
Cinico come un referto medico
Corpo Kintsugi è uno schietto e intenso memoir autobiografico. Protagonista assoluto è il corpo nella sua istintualità e deperibilità. È scritto in seconda persona, come se l’autrice si rivolgesse a una persona diversa da sé, una sorta di sdoppiamento: l’autrice prima e durante la malattia e l’autrice che ripercorre quei ricordi, che li analizza, con una lucidità quasi cinica.
Lo stile del romanzo è semplice e schietto. L’autrice lascia poco spazio alle figure retoriche. Il racconto è cinico quanto un referto clinico e infatti molto spesso vengono direttamente riportati referti medici e in qualche caso ci viene spiegato nel dettaglio l’utilizzo e l’efficacia di un determinato farmaco. La scrittrice non giudica: si limita a raccontare la sua esperienza, non cade nel pietismo né tanto meno cerca di raccontare la malattia con la stereotipata retorica della guerra.
Interessante è l’idea di costellare il racconto con numerosi flashback che ruotano attorno a due principali temi: la malattia e la scoperta del proprio corpo. Queste esperienze vengono messe l’una di fronte all’altra, restituendo una visione d’insieme: come un puzzle che viene finalmente completato. Piano piano, flashback dopo flashback, si è in grado di ricostruire la vita della protagonista. Le uniche parti dove il racconto diventa più lirico sono quelle in cui l’autrice parla dei suo sogni, teatro in cui le sue paura, che nella vita vera non hanno modo di trovare sbocco, si concretizzano nelle figure tragiche di donne, quali Medea, Medusa e Pentesilea.
Corpo Kintsugi: un dittico tra amore e morte
Due sono i grandi temi del romanzo: l’amore e la morte. La morte è un concetto che si impara a conoscere con il passare del tempo. La protagonista la conosce già in giovane età: l’ha vista negli occhi opachi e vitrei di suo padre, sdraiato privo di vita sul letto dell’ospedale. E ancora, quando sua madre si ammala di cancro. Eppure, nessuno è davvero preparato a combattere la morte e la protagonista se ne rende conto quando a essere in pericolo è proprio la sua vita. La morte è ovunque ed è implacabile nella sua voglia di arraffare quanto può.
Senka Marić la vede ogni qualvolta varca la soglia del reparto di oncologia, quando le teste calve di altre donne le riservano uno sguardo di incoraggiamento e di paura. La vede quando chiude gli occhi, in quei sogni lucidi popolati da figure tragiche che altro non sono che la personificazione delle sue paure. La morte è in quel corpo che si sta ribellando al suo desiderio di vita. La morte è un abisso oscuro di fronte al quale non possiamo che avere paura ma quel sentimento così umano diventa forza: è la paura della morte che spinge la protagonista a sottoporsi a innumerevoli e debilitanti interventi, che le conferisce il vigore per sottoporsi a cure devastanti per il suo fisico.
Il sentimento della paura è intimamente connesso all’amore. L’amore raccontato nel romanzo è multiforme: assume le sfumature intense dell’amore carnale, quelle pure dell’amore materno e quelle cupe dell’amore filiale. L’amore è il rifugio nel quale ripararsi dallo spettro della morte e della paura. Quel corpo che reca in sé così tanto dolore è anche in grado di provare un piacere smisurato, se accarezzato da mani morbide che sanno come toccarlo. La malattia strappa via tutto ma non il bisogno umano di amare e di essere amati.
Considerazioni personali
Ammetto che inizialmente avevo molta paura di leggere questo libro. Temevo che mi avrebbe colpito in pieno viso come uno schiaffo poderoso e che avrei sentito il dolore dell’offesa per giorni. In parte è stato così, ma non solo. Innanzitutto, ero curiosa di vedere in quali termini la Marić avesse raccontato la sua malattia, una malattia che conosco molto bene perché l’ho vissuta sulla mia pelle. Ero curiosa di capire se attraverso la sua esperienza e le sue parole avrei trovato il significato di quello che io stessa ho vissuto. Insomma, volevo trovare nelle sue parole quelle parole che sono mancate a me per elaborare tutto quello che mi è accaduto.
Devo dire che il libro non ha assolutamente disatteso le mie aspettative. La malattia viene racconta senza fronzoli né edulcorazioni. È un libro estremamente sensoriale e fisico. Le descrizioni dei tagli e poi delle cicatrici, delle cure che trasformano il corpo martoriato, il sangue che fuoriesce prorompente e incontrollato sono costanti all’interno della narrazione. È sicuramente un libro rivolto a chi ha lo stomaco forte. Non è assolutamente una lettura leggera ma, credo, sia necessaria.
Per fortuna, nessuno può capire l’esatta misura del trauma che è in grado di provocare il cancro, se non chi lo vive. Purtroppo, oggigiorno c’è la tendenza a parlare del cancro come se fosse una specie di guerra santa che persone elette, votate a dio, hanno scelto di imbastire. Non è così. Il cancro è un caso. Il cancro fa paura. Il cancro ti fa perdere la tua identità: ti guardi allo specchio e non ti riconosci nel riflesso di quella persona glabra, con occhiaie profonde e occhi stanchi.
La Marić lo sa e infatti ce lo racconta con uno sguardo cinico e analitico. Tuttavia, la protagonista non si lascia mai sprofondare dal senso di vergogna, poiché la malattia è qualcosa che si subisce. Non è un atto consapevole e dunque non c’è alcun bisogno di nascondersi. Per concludere, Corpo Kintsugi è una lettura obbligatoria perché permette di entrare nella mente e nelle emozioni del malato, al di là di qualsiasi retorica moralizzante. E proprio nella sua brutale sincerità e crudezza ci fa rendere conto di quanto sia preziosa e importante la vita.
Autrice: Valeria Ciuffreda
Pugliese, classe 1998. Amante dei libri e dell’arte a cui ha deciso, incoscientemente, di dedicare tutta la sua vita. Nel suo tempo libero potreste trovarla a piangere sulle canzoni di Taylor Swift.
La potete contattare qui: @valciuff
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