Introduzione
Che cosa si smuove nel centro più intimo dell’essere quando, tra tante giornate ordinarie, come un inaspettato temporale, arriva un incontro destinato a lasciare dentro un solco profondo? Quanto è forte la malinconia che scende in fondo all’anima quando chi era arrivato in punta di piedi, bussando all’entrata del cuore, altrettanto silenziosamente se ne va senza aspettare che la porta si apra? La risposta a queste domande - o quantomeno una penetrante e dolorosa riflessione su di esse - la potrebbero dare i protagonisti de La ragazza dello Sputnik (titolo originale スプートニクの恋人, Supūtoniku no koibito), romanzo di Haruki Murakami del 1999, edito in Italia da Einaudi. Nella sua nona produzione letteraria, il celebre autore giapponese esplora le intersezioni delle vite dei tre personaggi principali, che si cercano e si sfiorano a più riprese, senza però riuscire mai a incontrarsi davvero.
Continuiamo a vivere la nostra vita. Segnati da perdite profonde e definitive, derubati delle cose per noi più preziose, trasformati in persone diverse che di sé conservano solo lo strato esterno della pelle; tuttavia, silenziosamente, continuiamo a vivere
(da La ragazza dello Sputnik)
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Haruki Murakami, il maestro della “soglia”
Nato a Kyoto nel 1949, Haruki Murakami inizia la sua carriera da scrittore in un modo piuttosto insolito: prima di dedicarsi alla letteratura ha infatti gestito a lungo un jazz club a Tokyo. L’eco di questa sua precedente attività risuona nei suoi romanzi, le cui trame non sono mai completamente chiuse e creano un movimento emotivo continuo in cui poter trovare sempre nuovi significati e interpretazioni, proprio come accade in una composizione di musica jazz.
L’opera che lo consacra ufficialmente come una delle voci più interessanti della letteratura contemporanea è il celebre Norwegian Wood, probabilmente uno dei romanzi che meglio raccolgono i temi al centro del paradigma letterario dello scrittore: l’alienazione, la ricerca della propria identità, la solitudine e il lutto. Trovate un approfondimento su Norwegian Wood qui. La parola soglia è la chiave che meglio definisce l'opera di Murakami, perché evoca l'idea di un confine che separa, ma al contempo connette, due mondi: quello tangibile della realtà e quello sfumato dell'onirico. Nella sua scrittura, Murakami naviga costantemente tra questi due universi, creando ambientazioni dove la realtà si dissolve, si frammenta o viene interrotta da elementi surreali e fantastici, che irrompono senza preavviso, come scosse inattese.
In questo spazio ibrido le identità dei personaggi appaiono come mosaici cangianti in continua trasformazione e la ricerca di un senso di sé assume la forma di una dialettica angosciante e faticosa che si muove su un terreno limaccioso in cui è facile impantanarsi. In questo contesto, la dimensione temporale perde la sua linearità e gli scenari abitati dai personaggi divengono degli ambienti dotati di un particolare aspetto liminale. Il presente della dimensione reale si intreccia alla memoria, all'oblio e al passato dei protagonisti, connotando la storia di una luce misteriosa e sospesa, in cui si ha la sensazione che nessuna coordinata sia stabile e certa.
Tradotto per la prima volta in italiano da Giorgio Amitrano e pubblicato da Einaudi nel 2001 nella collana “I coralli”, La ragazza dello Sputnik offre una chiave di accesso privilegiata ai personaggi murakamiani e al limbo di solitudine a cui appartengono, un mondo in bilico tra le pieghe di un Giappone contemporaneo abitato da individui alienati e lasciati al margine e atmosfere che assumono talvolta tonalità sinistre e inquietanti.
Il titolo e la trama de La ragazza dello Sputnik
Sputnik è la parola russa con cui i sovietici denominarono i primi dieci satelliti artificiali che vennero lanciati nello spazio a partire dal 1957 e significa propriamente “compagno di viaggio”. Il riferimento è altamente evocativo: come i satelliti orbitavano attorno alla Terra, condannati a navigare in un deserto di desolazione e silenzio, così i personaggi del romanzo si muovono come monadi in ricerca di una connessione in uno spazio segnato dalla solitudine.
La storia è narrata da un giovane insegnante senza nome che è innamorato della sua migliore amica conosciuta in università, Sumire, una ragazza eccentrica il cui sogno è diventare una scrittrice di romanzi. L’aspetto trasandato della giovane donna e le sue abitudini disordinate riflettono una mente totalmente assorbita da aspirazioni artistiche e lontana dalle convenzioni sociali. Sumire è un personaggio che incarna un contrasto affascinante: è scontrosa, quasi brusca nei modi, ma possiede un senso dell’umorismo umile e insieme brillante, che la rende irresistibile.
Esprime il suo mondo interiore senza filtri con una schiettezza che travolge il suo giovane innamorato e lui ne rimane inevitabilmente ancorato, seppur il carattere spigoloso della ragazza molte volte lo spiazzi. Le sue giornate non seguono una routine fissa: vive seguendo l’ispirazione del momento, che può spingerla a passare ore a scrivere senza mangiare o a leggere libri immersa nel caos della sua stanza. Sumire vive generando entropia, dentro e fuori di sé. La confusione della sua giovane esistenza viene ulteriormente sconvolta quando incontra Myu, un’affascinante donna d’affari molto più grande di lei, che la assume come assistente.
Nella primavera del suo ventiduesimo anno, Sumire si innamorò per la prima volta nella vita. Fu un amore travolgente come un tornado che avanza inarrestabilmente su una grande pianura. Spazzò via ogni cosa, trascinando in un vortice, lacerando e facendo a pezzi tutto ciò che trovò sulla sua strada, e dietro non lasciò nulla. [...] Fu un amore straordinario, epocale. La persona di cui Sumire si era innamorata aveva diciassette anni più di lei ed era sposata. E come se non bastasse, era una donna. È da qui che tutto cominciò, ed è qui che tutto (o quasi) finì.
(incipit de La ragazza dello Sputnik)
La potenza di questo sentimento trascina la ragazza nella dimensione reale da cui cercava ogni giorno di distaccarsi ritirandosi nei suoi mondi letterari ma le fornisce anche un nuovo spazio in cui esplorare queste tormentate sensazioni: il neo-nato rapporto con Myu.
Esternamente, Myu è il perfetto opposto di Sumire: la sua bellezza è raffinata e curata, il suo comportamento è misurato e la dipinge come una donna impassibile e sicura. La sua eleganza non è solo fisica, ma anche mentale: Myu è appassionata di musica classica, è molto colta e ha successo nel lavoro, tratti che la rendono agli occhi di Sumire un modello di forza, indipendenza e determinazione. La relazione tra le due donne inizia come una connessione intellettuale e professionale ma, con l’avanzare del loro rapporto, i sentimenti di natura amorosa di Sumire si fanno sempre più prorompenti, rendendola assolutamente inerme davanti alle veementi spinte della sua interiorità e dipendente dalla connessione stabilita con la sua datrice di lavoro. Dal suo canto, Myu sembra essere consapevole della propria capacità di attrarre Sumire, ma mantiene una distanza emotiva che rende il loro rapporto ambiguo.
Myu è una donna che ha scelto di vivere nel suo mondo di isolamento e solitudine e non sembra disposta a farsi raggiungere da nessuno. La sua reazione all’amore di Sumire è quasi d’indifferenza, come se fosse troppo distante emotivamente per poter ricambiare in modo totale. Tuttavia, c'è una complicità silenziosa tra le due: Myu apprezza la genuinità e la passione di Sumire, ma sa di non poterle offrire ciò che lei desidera. Questo crea una dinamica delicata, fatta di silenzi, di incomprensioni e di desideri non soddisfatti. Nel frattempo, il narratore, che osserva da lontano il tumulto emotivo di Sumire, si ritrova coinvolto in una relazione di amicizia e amore non ricambiato con lei, cercando di supportarla e di darle un senso di stabilità.
Le cose si complicano quando Sumire parte per un viaggio con Myu in Europa: quando quest’ultima torna senza la sua assistente infatti, il mistero si fa più profondo. È proprio in quel momento che Murakami varca la “soglia” del reale e getta il lettore in una dimensione altra, facendolo immergere nel passato criptico di questa donna enigmatica e apparentemente glaciale. L'amore non corrisposto del giovane insegnante per la sua amica, l’appassionato e frustrante travaglio emotivo di Sumire e l’aura misteriosa e triste che circonda Myu sono astri che illuminano e scandiscono gli eventi raccontati nel romanzo, in un intreccio che non giunge ad una sintesi e lascia addosso al lettore una sensazione di insoluto.
Le malinconie dei non incontri
Da allora Sumire ribattezzò dentro di sé Myu “la mia ragazza dello Sputnik”. Amava il suono di quell’espressione. Le faceva pensare alla cagnetta Laika. Il satellite artificiale che attraversa silenzioso il buio del cosmo. Gli occhi neri e lucidi di Laika che si affacciano da un minuscolo oblò. Che cosa avrà visto, la cagnetta, in quello spazio sconfinato e deserto?
(da La ragazza dello Sputnik)
La ragazza dello Sputnik è un libro sulla solitudine e sull’impossibilità di afferrarsi. Ognuno dei tre protagonisti avanza sulla propria traiettoria e riesce a scorgere da lontano la presenza degli altri due in quel gigantesco vuoto di cui non si possono definire i confini ma, inevitabilmente, deve confrontarsi con l’amara sensazione data dall’impossibilità di sottrarsi alla propria orbita per potersi avvicinare.
Per Sumire innamorarsi è una sensazione simile a quella che si prova quando si riceve uno schiaffo in pieno viso e subito dopo una carezza: un calore incandescente invade la guancia che pulsa, ci si ritrova storditi dal rumore ma, prima ancora di poter provare dolore, un tocco gentile sostituisce quello duro che ha sferrato il colpo e consola la pelle sensibile e arrossata del volto. Myu assume un ruolo guida per la ragazza ma è anche una sorta di muro emotivo: sa che Sumire è attratta da lei, ma non si lascia mai veramente coinvolgere da quella passione; sebbene non respinga la sua aiutante, si nasconde dietro un modo di fare sfuggente ed enigmatico. Questo crea una dinamica di desiderio unidirezionale, in cui Sumire si perde in un amore non corrisposto, mentre Myu sembra incapace o, forse, non disposta ad aprirsi completamente.
La malinconica bellezza di questo rapporto sta nel suo essere incompleto ma memorabilmente intenso: nessuna delle due donne riesce a raggiungere pienamente l'altra ma entrambe sono segnate dalla propria reciproca presenza. Si tratta di un amore non corrisposto che si consuma in gesti e sguardi furtivi, in nostalgici non detti che rimangono sospesi nella mente. La relazione tra Sumire e Myu prende, con l’incedere della trama, le forme di una danza tra due mondi diversi: uno giovane, caotico e ancora alla ricerca della propria identità, l’altro maturo, strutturato ma ormai chiuso a nuove emozioni.
Nel frattempo, il narratore, che osserva da lontano il tumulto emotivo di Sumire, si ritrova anche lui coinvolto in una relazione di amicizia e amore non ricambiato. Il non incontro tra lui e Sumire – il suo amore non dichiarato, la sua presenza sempre sullo sfondo – aggiunge solitudine alla storia e il suo ruolo di confidente lo ingabbia in una posizione in cui può soltanto osservare e raccontare e mai allontanarsi dalla sua orbita per raggiungere quella dell’amata.
Quando le orbite dei nostri satelliti per caso si incrociano, le nostre facce si incontrano. E forse, chissà, anche le nostre anime vengono a contatto. Ma questo non dura che un attimo. Un istante dopo, ci ritroviamo ognuna nella propria assoluta solitudine
(da La ragazza dello Sputnik)
Conclusioni: il sapore agrodolce de La ragazza dello Sputnik
Non avevo mai letto niente di Haruki Murakami. Sapevo chi fosse, come si conoscono gli autori più celebri, ma per qualche motivo non avevo mai aperto uno dei suoi libri. La ragazza dello Sputnik, quindi, non era destinato a me. L’avevo comprato come regalo per una persona a me cara, una scelta dettata più dall’immagine misteriosa e suggestiva evocata dal titolo che da una reale conoscenza del contenuto. Prima di incartarlo ho deciso di sfogliare le prime pagine; non avevo intenzione di andare oltre le righe iniziali, ma dopo il primo paragrafo qualcosa mi aveva già afferrata.
Leggere questo romanzo è stato come immergermi in un sogno già finito ancora prima di essere iniziato. Lo consiglierei soprattutto perché ha un grande pregio: ogni pagina è attraversata da una sensazione di attesa, di qualcosa che sta per accadere e che, forse, non accadrà mai; in questo senso di sospensione, nell’amara dolcezza che contraddistingue le vicende dei protagonisti, si trova una delicatezza commovente a cui è facile affezionarsi e che sicuramente invoglia ad una lettura rapida e famelica.
La ragazza dello Sputnik è un romanzo che lascia in bocca un sapore agrodolce, una malinconia piena di tenerezza che rimane dentro a lungo dopo aver voltato l'ultima pagina. Per chi si trova tra le mani questo romanzo la “regola dell’orbita” non vale e Murakami, attraverso le sue emozionanti descrizioni, è in grado di accompagnare chi legge davanti ai tre satelliti di questa storia, dando la possibilità di guardarli da vicino, sfiorarli, sentirli. Complici le tematiche particolarmente affini a ciò che spesso capita di vivere negli anni di giovinezza, è spontaneo abbandonarsi alle tumultuose correnti in cui sono immersi i protagonisti per vivere insieme a loro la tensione emotiva che struttura tutta la storia senza riuscire a consumarsi e che, malgrado ciò, non si spegne mai, perché, come ogni passione non vissuta, si nutre della sua stessa impossibilità.
Autrice: Gloria Salvadori
Studentessa di Scienze Politiche a Unipi, le piace trascorrere il tempo in solitaria, accompagnata da un vinile dei Joy Division, un buon libro, i suoi amati cani e, magari, un bicchiere di vino.
Potete conoscerla meglio su @gloria.salvadori
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